lunedì 21 dicembre 2020

La letteratura delle cose

 Ho finito un paio di giorni addietro di leggere un libro estremamente bello ed interessante, "Il nome della rosa", un romanzo scritto da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel 1980. Il libro, un vero e proprio giallo storico, segue una delle caratteristiche che io trovo proprie dello scrittore alessandrino: l'abilità di trasformare le parole in immagini vivide nella mente del lettore. La lettura di questo libro è un viaggio della mente entro accurate descrizioni di realtà passate. "Il nome della rosa" offre un ritratto di come poteva essere la vita nel 1300 all'interno di un monastero benedettino. Un ruolo di primo piano è affidato ad un oggetto, più in particolare un libro antico, ossia il secondo libro della "Poetica" di Aristotele. Questo libro, trattante la commedia, si trova immischiato nelle vicende oscure dell'abazia diventando esso stesso veicolo di morte. Tra intrighi di potere, ambizioni personali e omicidi il finisce per essere distrutto a causa della follia di Jorge, il cieco, di denigrare emozioni positive come il riso.


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