Ho riadattato in chiave moderna una storia che mi ha raccontato mio nonno. Lui ha navigato dal 1958 al 1960 sull'Amerigo Vespucci e gli ho chiesto se conosceva qualche mito associato alla bussola o in generale agli strumenti di bordo. Ne è uscita una breve storiella su quanto per lui e molti altri suoi compagni fosse importante tenere qualche oggetto che ricordasse casa, talvolta fantasticando qualche storia, qualche mito, sul perchè tale oggetto potesse essere utile a sentire meno la nostalgia. La bussola in particolare veniva spesso associata nei racconti al luogo di provenienza.
PERDERE LA ROTTA IN UN MONDO DIROTTATO
Una luce leggera sul viso e poi la sveglia. L'odore di caffè inebriava l'aria, come ogni singola mattina da anni a questa parte. Il suo profumo era ormai associato a un sacro rituale; la sveglia era quasi inutile, era quel profumo a svegliarlo. Autobus affollato, rumori, clacson , auto che corrono e poi scuola. Una tipica classe di perfetti amici sconosciuti, nulla di più. Un sorriso falso sulle mille maschere che lo circondano. Nulla di più vero di quelle maschere? Forse si, in fondo ognuno è chi decide di apparire, no? O forse no? "Siamo come camaleonti su 7,7 miliardi di possibili superfici" pensava durante la lezione. Ad ogni domanda che si poneva, si sentiva più confuso, perso, turbato; trascinato in basso in uno spiraglio di idee sempre più vaghe. "Mi serve una certezza, devo avere qualcosa che punti sempre nella direzione che voglio dare alla mia vita, non voglio essere un camaleonte, voglio essere e non sembrare". Acchiappa la prima cosa che trova in laboratorio di scienze , una piccola bussola con due traguardi rotanti e se la ficca in tasca. Pensa come se fosse "Inception" "adesso dovrò ricordarmi per sempre dove sto andando e seguire la mia strada". Tenne per sempre quell' oggettino nella sua tasca.Link immagine: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/88/Amerigo_Vespucci_Venezia_2019.JPG/800px-Amerigo_Vespucci_Venezia_2019.JPG
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